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Ordine dentro è ordine fuori

Carlotta Cerri
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Quando ero piccola, mia madre mi ripeteva sempre: "Ordine fuori è ordine dentro". Allora storcevo il naso, giravo gli occhi e mi preparavo mentalmente ad affrontare ore di sofferenza rimettendo in ordine la mia camera. Purtroppo però, quando avevo finalmente finito, qualcosa di magico accadeva ogni volta: il disordine tornava sempre puntuale come un orologio svizzero.

Negli anni, sono diventata più ordinata e quando sono andata a vivere da sola e poi con mio marito ho cominciato ad apprezzare l'ordine sempre di più fino a non sopportare più il disordine. Purtroppo, però, non sono mai riuscita davvero a rompere quello strano incantesimo che faceva sempre magicamente riapparire il disordine.

Fino a un mese fa.

Un esempio migliore per i nostri figli

L'ordine è uno di quei concetti che io e marito vogliamo trasmettere ai nostri figli fin da molto piccoli. Mi stupisce sempre vedere come Lola e Juan (4 e 6 anni) rimettano a posto la camera dopo la lezione di inglese ancora prima di accompagnarmi all porta,, addirittura piegando i vestiti che per sbaglio avevano disfatto saltando sul letto durante la canzone "Five Little Monkeys".

La trovo un'ottima abitudine, una che vorrò senza dubbio insegnare ai miei figli. Ma essendo una fanatica dell'onestà intellettuale, non potrò mai pretendere ordine dai miei figli se io per prima non do loro il giusto esempio.

Il vero ordine inizia da dentro, non il contrario

Memore delle parole della mia mamma, ho sempre pensato che fosse l'ordine fuori a promuovere l'ordine dentro di noi. Mi sbagliavo. Un mese fa, io e mio marito, parlando appunto di che tipo d'esempio vogliamo essere per i nostri figli, abbiamo deciso di fare un esperimento: essere consapevolmente più coscienti dello spazio intorno a noi, partendo dagli ambienti di casa.

Questo significa, ovviamente, anche guardare a come trattiamo gli spazi di casa con occhio più critico. Abbiamo iniziato a renderci conto che, sebbene non siamo persone molto disordinate, spesso creiamo disordine inconsciamente: usiamo un cucchiaino e lo lasciamo sul tavolo o nel lavandino, accumuliamo i vestiti usati per un paio di giorni prima di riporli nell'armadio, usiamo una biro e non la rimettiamo dove l'abbiamo trovata.

Piccole cose, quasi insignificanti, che forse facciamo tutti nel quotidiano. Eppure ci siamo resi conto che sono proprio queste piccole cose, col tempo, a creare disordine.

Tre semplici regole per promuovere l'ordine

Un mese fa, quindi, abbiamo iniziato una nuova abitudine fatta di tre semplici regole: rimettere sempre tutto al proprio posto dopo averlo usato, trovare un posto per ogni cosa, guardare con occhio più critico gli spazi intorno per promuovere attivamente l'ordine.

Ogni cosa al suo posto

Questo significa che invece di mettere il piatto nel lavandino dopo colazione, lo mettiamo direttamente nella lavastoviglie. Invece di toglierci le scarpe in sala e lasciarle sul tappeto, le mettiamo al loro posto quando ci alziamo (questo per me è stato difficile :-P). Invece di usare la spazzola e lasciarla vicino al lavandino, la rimettiamo nell'apposito contenitore. Mary Poppins sarebbe molto orgogliosa di noi.

E se una cosa non ha un posto?

Glielo creiamo — e lo comunichiamo all'altro — o la buttiamo. Spesso, uno dei problemi era che mio marito trovava una cosa mia in giro e, non sapendo dove metterla, la lasciava dov'era o la metteva in un contenitore di cose miste sul tavolo della cucina.

Presto, quel contenitore era pieno e le cose iniziavano ad accumularsi sul tavolo. Doverle spostare per fare colazione era normalmente il segnale che bisognava svuotare il contenitore, mettere le cose in rodine — quelle stesse cose che erano già state messe in ordine nel contenitore. Doppio lavoro.

Un mese fa, abbiamo eliminato il contenitore e assegnato un posto ad ogni cosa. Tutto ciò a cui non abbiamo trovato un posto è finito nella spazzatura (dove, prima o poi, sarebbe finito comunque).

La consapevolezza promuove l'ordine

Questo è stato per me il cambiamento più difficile. È facile vedere che una cosa non è al suo posto, fare spallucce e pensare "Dopo lo metto a posto". Ma è proprio questo pensiero a produrre quella magia del disordine di cui parlavo all'inizio.

Invece, promuovere attivamente l'ordine significa guardare con occhio critico gli spazi intorno a noi ed essere consapevoli delle cose che ci circondano: non lasciare la bottiglia d'acqua finita sul divano, fare uno sforzo per raccogliere i giochi di Colbie sparsi per casa (finché non riusciremo ad insegnarle a metterli a posto da sola ;-), smettere di pensare "lo faccio dopo"…

Sembra lo stesso concetto del mettere a posto le cose quando le usiamo, ma è molto più profondo: non significa solo sviluppare l'abitudine all'ordine, ma creare dentro di noi un senso di consapevolezza per quelle cose che sono in disordine.

I cambiamenti vengono sempre da dentro

La prima settimana, mi sono lamentata tantissimo: "Questo metodo non funziona, mi sembra di stare sempre mettendo in ordine e pulendo ed organizzando. Preferisco chiudere un occhio e mettere a posto tutto insieme una volta a settimana".

Poi, piano piano, mi sono resa conto che più passava il tempo, meno c'era da mettere a post: reagire al disordine in maniera consapevole ci ha fatto sudare la prima settimana in cui era ancora tutto "sotto sopra", ma ha poi facilitato la situazione quando tutto era al proprio posto.

Insomma, dopo un mese di ordine forzato, ho ancora una volta avuto la conferma del fatto che, come sempre, ogni cambiamento inizia da dentro di noi. Certo, l'ordine fuori può aiutare a trovare l'armonia dentro (è gratificante e rilassante vivere in un ambiente ordinato e pulito), ma è solo quando decidiamo di creare l'ordine dentro di noi che possiamo davvero raggiungere l'ordine fuori.

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