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Cosa significa avere un bimbo altamente sensibile

Carlotta Cerri
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A volte condivido le nostre fatiche con Oliver e i suoi giorni no, ho persino scritto un post al riguardo (puoi trovarlo qui), ma c'è una cosa che non ho mai condiviso con te, ed è qualcosa che mi ha aiutata molto a capire Oliver.

Circa tre anni fa, cercando risposte sui giorni no di Oliver che erano ricorrenti e imprevedibili, io e Alex incappammo in un libro “The highly sensitive child“ di Elaine Aron (è stato tradotto in italiano: "Il bambino altamente sensibile"), e immediatamente una lampadina si accese nella nostra testa. Anche se non sono una fan delle etichette, capimmo subito che abbiamo un bambino altamente sensibile.

Abbiamo anche imparato che l'alta sensibilità è un tratto con cui si nasce, cosa ci ha aiutato moltissimo ad avere più empatia nei confronti di Oliver, anche (soprattutto!) quando non lo capiamo.

Guardando indietro — perché possiamo collegare i puntini solo guardando indietro — ci siamo resi conto che l'alta sensibilità fa parte della personalità di Oliver da quando è nato.

È difficile da spiegare a chi non lo vive. Oliver ha sempre avuto emozioni molto forti, che si potrebbero definire "esagerate"; è sempre stato estremamente sensibile ai sentimenti delle persone; ha un forte senso di giustizia e soffre profondamente quando la giustizia è infranta ai suoi occhi. Pensa moltissimo, a volte sta seduto a lungo a riflettere fissando ciò che lo circonda (anche per questo, credo che ami viaggiare in treno e in bus). Si sente facilmente sopraffatto e frustrato, e a volte, senza che glielo chiediamo, si prende del tempo per stare da solo; sente le emozioni in maniera molto più profonda di chiunque altra persona che conosco. È un osservatore attento e nota ogni piccolo dettaglio — e di solito lo ricorda. È eccessivamente sensibile ai gusti e agli odori. L'elenco continua e va dal disperarsi per etichette nei vestiti o calze bagnate, al fare domande molto profonde e a volte provocanti.

Dicono anche che i bambini altamente sensibili siano inclini a diventare ambientalisti e, stranamente, anche se noi non siamo vegetariani, quando aveva tre anni, Oliver ha smesso di mangiare carne, perché non gli piace uccidere gli animali e ha iniziato a prendere molto a cuore l’ingiustizia climatica: mi sembra quasi che lui stia insegnando a me, e non viceversa.

Un giorno — il giorno in cui sono stata ispirata a scrivere questo post — Oliver ha ascoltato una canzone ripetutamente per oltre un'ora, seduto sul letto vicino alla finestra a fissare il paesaggio di Bangkok (ha quattro anni!).

La canzone era tratta dall'ultimo film di Curious George e si intitola “Nothing seems right anymore” (niente sembra giusto). Le parole principali sono:

"Cerco di essere buono, ma in qualche modo va tutto male, mi sento così triste, perché nulla più mi sembra giusto. Anche se so che il sole splende, in qualche modo il cielo diventa grigio, come una grande nuvola scura sospesa che copre una giornata di sole"

Osservarlo così, immerso nei suoi pensieri, mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, perché so che riconosce che a volte anche lui si sente così e probabilmente sta cercando di dare un senso a tutto questo nella sua testa di 4 anni.

Ma anche perché penso a tutti quei momenti in cui abbiamo etichettato i suoi sentimenti come "esagerati”, o a quando non lo aiutiamo, non rispondiamo alle sue emozioni come lui ha bisogno — perché magari non possiamo relazionarci, non lo capiamo o semplicemente i nostri calici emotivi sono pieni quel giorno (se hai fatto il mio corso online, sai di cosa parlo ;).

Ogni volta che non riesco a comportarmi nel modo in cui lui ha bisogno, penso a quel libro e so che devo migliorare io. E sì, fallisco ancora tanto, ma oggigiorno ho anche tanti successi, soprattutto quando si tratta della mia attitudine di fronte ai suoi comportamenti.

In un giorno no, quello che forse vedi tu è un bambino che “si comporta male", "disobbediente" e "viziato", ma io vedo la sua alta sensibilità — un tratto di personalità che voglio coltivare il più possibile, cercando allo stesso tempo di dargli gli strumenti per gestirlo.

Alcune persone mi dicono che devo essere più severa, ma, vedi, in realtà è esattamente il contrario. Devo mettere da parte il mio ego ed essere più gentile; devo controllare il MIO comportamento invece di concentrarmi sul suo; devo essere il suo capitano nella tempesta emotiva, la persona di cui si può fidare per portarlo in salvo, una guida, una fonte di energia calma quando il suo coccodrillo controlla il suo cervello razionale. Devo convalidare le sue emozioni e cercare di rispondere alla sua scortesia con gentilezza. Devo ricordare le mie priorità: preoccuparmi del giudizio della gente durante una crisi di mio figlio non è una priorità, la priorità è rimanere calma e in controllo delle mie emozioni per poterlo aiutare.

Devo essere la persona che vorrei che diventasse lui.

E mentre questo vale per le persone altamente sensibili (sia bambini che adulti) e ancora di più per me e Oliver — perché siamo molto diversi — penso che dovrebbe essere la regola per ogni relazione genitore/figlio (per ogni relazione, punto?).

Perché anche se penso che sia vero quello che dicono, che a noi genitori arrivano i bambini di cui abbiamo bisogno per evolvere (se abbiamo l’umiltà di imparare da loro), non penso sia vero che i bambini abbiano sempre i genitori di cui hanno bisogno.

I genitori di cui i bambini, tutti, hanno bisogno sono persone disposte a cambiare se stesse, a evolvere come individui ed esseri umani e ad essere aperti mentalmente e ricettivi per capire che i genitori devono ai figli, non viceversa.

Se vogliamo un mondo migliore, un futuro più sano e una nuova generazione più pacifica, più empatica ed equilibrata, siamo noi genitori a dover creare quella generazione. E l'unico modo per iniziare è con il nostro esempio.

"Sii il cambio che vuoi vedere nel mondo". Lo sentiamo dire sempre, ma quello che forse non realizziamo è che vale tanto per la lotta climatica e per una vita sostenibile, quanto per un’educazione gentile e rispettosa.

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