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Buon 7º compleanno, Emily!

Quest’anno, poco prima dei tuoi sette anni, hai voluto farti i buchi alle orecchie.

Carlotta Cerri
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Cara Emily,

Quest’anno, poco prima dei tuoi sette anni, hai voluto farti i buchi alle orecchie.

Erano due anni che me lo chiedevi e due anni che io trovavo scuse per posticipare: aspettavo di assicurarmi che tu fossi davvero sicura, ma… tu lo eri già due anni fa. A volte vorrei avere un decimo della tua capacità di guardare in faccia le decisioni e scegliere. Amo la tua determinazione.  

Siamo andate a farli una mattina ad Alba: c'erano zia Cri, nonno Geppi, nonna Mariò, nonna Savina, papà e Oliver. Mancavano solo i pop-corn. Ti ho chiesto se fossi nervosa e tu mi hai risposto di no: ti ho ricordato che un po’ di farfalle nello stomaco sarebbero state ovvie, ma non ti ho detto che io le provavo forti per tutte e due.

Hai fatto il primo buco e hai scelto di non fare il secondo. Ti ho ricordato che non ce n’era bisogno, che un buco va benissimo e che non è detto che si debba per forza farne due. «Lo so», mi hai risposto.

«Ti ha fatto male?»
«Molto».
«Sei felice lo stesso di averlo fatto?», ti ho chiesto con un nodo. Sono spesso brava a non fare mie le tue delusioni e sofferenze, ma quel giorno ne ho sentito un bel mix stringermi lo stomaco.
«Non lo so», mi hai risposto. Amo la tua onestà.

Pensavo davvero che non avresti fatto il secondo. Quando ti ho chiesto come avresti messo, con un buco solo, i tuoi «orecchini stella e luna» che avevi scelto due anni prima sull’isola di Waiheke sperando di fare i buchi in Giappone (per poi scoprire che è illegale per i bambini e le bambine), «Ne metto prima uno e poi l’altro», mi hai detto. Amo la tua capacità di risolvere i problemi e di farti guidare dalle aspettative.

E invece, due settimane dopo, dal nulla, mi hai detto: «Puoi chiamare il signore? Domani voglio fare il secondo buco». «Ok, amore».

Il signore era disponibile solo una settimana dopo e tu hai aspettato, sicura della tua decisione, chiedendomi ogni giorno quanti giorni mancassero. Amo il tuo entusiasmo.

«Hai un po’ di paura?», ti ho chiesto la mattina dell'appuntamento.
«No, so già com’è» mi hai risposto. Amo la tua sicurezza.

Ti sei seduta su quella sedia e non mi hai nemmeno stretto la mano, l’ho stretta io a te (non perché ne avessi bisogno tu, ma perché ne avevo bisogno io). Poi ti sei alzata, hai bevuto un bicchiere d’acqua, hai ringraziato e sei uscita. «Ha fatto più male il primo», mi hai detto. Amo la tua resilienza.

Ho scritto tutto questo non solo per ricordare un evento per te importante, ma perché non ho trovato aneddoto migliore per descrivere chi sei in questo momento della tua vita.

Buon settimo compleanno, amore mio.

Amo chi sei.

Mamma

Un ricordo del primo buco:

Un ricordo del secondo buco:

Ps. Ti lascio anche un altro ricordo. Il giorno dopo il tuo compleanno mi hai detto: «Mamma, ti sei dimenticata il bigliettino». Quando, un paio di settimane dopo, ti ho fatto trovare il bigliettino per il tuo compleanno, mi hai chiesto: «Ma l'hai trovato in un negozio dove sei andata a comprare altro o sei andata apposta in un negozio per comprare questo?». La tua domanda mi ha fatta sorridere. E quando ti ho detto che ero andata apposta mi hai abbracciata forte.

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