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Chi siamo e chi potremmo essere davvero

Carlotta Cerri
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La coincidenza vuole che, dopo il mio post di ieri “Chi ancora sa sorprendermi”, questa mattina il “Buongiorno” di Massimo Gramellini iniziava così:

Ogni giorno alle 13 e 40 la signora Kathy, titolare con il marito Rocco del banco di carni e salumi in un famoso mercato di Torino, riceve la visita di un gruppo di adolescenti in libera uscita da una scuola media poco distante. Ogni giorno scende dal predellino e rivolge loro le stesse due domande: come state e quanti siete. Col tempo la seconda domanda è diventata sempre più importante, perché il numero dei ragazzini è in aumento. A ciascuno Kathy offre un sorriso e una fetta di prosciutto. Non sa nemmeno lei perché lo fa. Ha cominciato e si è scordata di smettere.

Il primo pensiero, come sempre, è stato: adoro Massimo Gramellini.

A ruota, il secondo pensiero: quanto basterebbe poco per essere persone migliori, più generose e altruiste. Quanto poco ci vuole per regalare un sorriso o – perché no? – una fetta di prosciutto.

Quante volte capita di essere sul bus, prendere un chewing-gum dalla borsa e non offrirne uno allo sconosciuto che ci siede accanto.

Quante volte capita di essere alla fermata del treno con in mano un pacchetto di cracker e a fianco un senzatetto che lo guarda affamato e girarsi dall’altra parte.

Quante volte incrociamo il vicino di casa per strada e abbassiamo lo sguardo invece che fare un sorriso e offrire un “buongiorno”.

Quante volte paghiamo al supermercato e non salutiamo la cassiera prima di uscire – e quante volte la cassiera non ha salutato noi!

Sicuramente una volta di troppo.

Se solo potessimo imparare a vedere gli estranei come se già li conoscessimo, acquisterebbero subito nuova importanza e rispetto ai nostri occhi e nel nostro cuore.

E forse i nostri gesti, come quello di Kathy, non avrebbero utilità pratica o rilevanza sociale, ma potrebbero farci vedere chi siamo e chi, invece, potremmo essere.

Un pensiero a tutti.

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