Stiamo percorrendo l’Italia: guarda tutte le date! →

Come la bici dà autostima a Oliver per la vita di tutti i giorni

Carlotta Cerri
Salva

Quando la gente vede Oliver (4 anni) andare in bicicletta, dice che è fantastico! Poi, inevitabilmente, inizia a chiedermi quando ha iniziato, come ha iniziato, di che marca è la bici, il modello… io sono sempre felice di fermarmi e parlare di Woom, perché amo appoggiare i marchi in cui credo al 150%.

Ma dico sempre anche un’altra cosa, a cui non ho mai dedicato un post: la bici ha aumentato enormemente l’autostima di Oliver.

Oliver è sempre stato un bambino sensibile, è piuttosto riservato, non gli piacciono le folle, fa fatica a provare cose nuove se non è sicuro di riuscirci; è sempre stato il più piccolo nel suo gruppetto di amici, il che significa che era sempre anche l’ultimo a raggiungere ogni traguardo—e questo a volte potrebbe aver influito sulla sua autostima.

Poi gli abbiamo regalato la sua woom 2: con nostra sorpresa, si è seduto sul sellino e ha pedalato. Alex ha potuto correre al suo fianco solo per pochi metri che già pedalava da solo (giuro, puoi guardare un video qui).

E più pedalava, più voleva pedalare. Più pedalava, più era sicuro di sé.

Ogni giorno mi chiedeva di uscire in bici, non permetteva a nessuno di portare la sua bici su e giù per le scale, pedalava sempre davanti a noi, si lamentava quando era stanco, ma non smetteva mai di pedalare.

Presto aveva superato la sua woom 2 — non in statura, ma in sicurezza di sé — e siamo passati alla woom 3: ha iniziato ad andare più veloce, a testare i limiti, a prendere le curve più in profondità, ad affrontare grandi salite, a sfrecciare giù dalle discese, a tentare salti e acrobazie, pedalare con una mano, senza mani, in piedi, seduto sul telaio, in equilibrio in discesa con i piedi su… ed era sempre al 100% in controllo della sua bici.

Un giorno, siamo usciti per un giro di 10 km sul lungomare e Oliver lo ha fatto tutto senza mai lamentarsi una volta. Aveva tre anni.

Mentre lo osservavo pedalare in silenzio, zigzagare con disinvoltura per evitare la folla e i buchi per terra, guardando il mare, a volte anche canticchiando tra sé e sé, ho capito una cosa: la sua bici non era solo un mezzo di trasporto o un hobby per lui. Era uno stato mentale di pura concentrazione.

Avere una bici così leggera e manovrabile gli permetteva di pedalare senza pensare all’aspetto tecnico, cosa che a sua volta gli permetteva di raggiungere quello stato mentale di concentrazione profonda. La bicicletta era diventata una fonte di autostima, meditazione, auto affermazione, felicità. Era ciò che sapeva fare, ciò che lo faceva sentire al 100% se stesso, il suo porto sicuro, la sua zona di comfort…

Ma c’è di più. In bicicletta, e solo in bicicletta, era sempre il più veloce — il che non è sempre importante, ma è sempre e innegabilmente un rafforzamento dell’autostima.

E la sicurezza di sé che guadagnava in bici si rifletteva in ogni aspetto della sua vita.

Ha iniziato a provare più spesso cose nuove: “È come andare in bicicletta, se ci provo magari lo so fare”.

Ha smesso di essere così duro con se stesso quando non riusciva a fare qualcosa, “È come imparare un nuovo trucco sulla bici, se non riesco alla prima, ci riprovo”.

Ha iniziato ad accettare nuove sfide al parco giochi: “Se posso andare in bicicletta, magari posso fare anche questo”.

La bicicletta è diventata il suo riferimento e questo mi ha fatto riflettere: a volte quando vediamo che i nostri figli faticano a lanciarsi in esperienze nuove, proviamo ad aumentare la loro autostima motivandoli e spingendoli affinché ci provino — lo facciamo con amore, perché pensiamo davvero che possano riuscirci e che ne possano trarre beneficio.

Ma forse, solo forse, dovremmo invece tacitamente lasciare che acquisiscano la massima sicurezza possibile facendo ciò che sanno fare meglio, lasciare che vedano da sé di cosa sono capaci, che siano loro stessi a testare i propri limiti quando sono pronti, che capiscano da soli cosa si sente quando si desidera davvero avere successo in qualcosa — quella grinta che può muovere le montagne.

E poi, forse dobbiamo solo aspettare che quella sensazione abbia un effetto valanga nella loro vita di tutti i giorni. Perché, molto probabilmente, sarà così.

Ti è mai successo che un hobby dei tuoi figli sia diventato per loro una fonte di sicurezza e autostima nella vita di tutti i giorni?


Disclaimer

Siamo orgogliosi ambasciatori di woom da oltre due anni. Abbiamo scelto woom dopo un’approfondita ricerca online, li ho contattati e sono stati felici di collaborare. Migliaia di chilometri dopo, continuo a credere che Woom produca le migliori biciclette per bambini sul mercato, in tutto il mondo. Per questo continuo a scriverne.

🌸 I link in questo articolo sono affiliati: se li usi quando acquisti la tua bici (tra l’altro, ora inviano direttamente anche in Spagna!), tu paghi lo stesso, ma io guadagno una piccola commissione che mi aiuta a tenere in vita questo blog. Grazie!

Questi sono i prodotti di woom che abbiamo avuto finora e che posso consigliarti:

woom 1

woom 2

woom 3

Surfboard

Casco

Borsa per bici woom

Accedi alla conversazione

Parla di questo post con il team La Tela e tutta la community e unisciti alle conversazioni su genitorialità, vita di coppia, educazione e tanto altro.

Ti consiglio anche

Ormai lo sapete tutti, adoro le bici woom. Sono davvero convinta che siano le migliori bici per bambini che esistano sul mercato. Negli ultimi due anni ho visto decine di bambin...
5 min
Blog
Avevo programmato questa recensione per metà aprile, ma non riesco ad aspettare fino ad allora per parlarti della nuova “bici da bimbo grande“ di Oliver.Se ci segui su Instagram...
7 min
Blog