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Crescere figli multilingue: perché non devi preoccuparti se non parlano tutte le lingue

Carlotta Cerri
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Dopo la mia intervista al Congreso Online Montessori 2018, ho ricevuto così tante email da genitori di tutto il mondo che mi chiedevano consigli, raccontandomi le loro esperienze, le loro situazioni linguistiche a casa e, soprattutto, le loro preoccupazioni.

Anche io mi preoccupo delle lingue quando si tratta dei miei figli.

Parlo fluentemente tre lingue, ma non sono multilingue. Il multilinguismo non è solo parlare più di una lingua, è un superpotere che, quando impari più di una lingua nei primi anni di vita, crea dei collegamenti diversi nel tuo cervello, cosa che ti dà una grande capacità all’ora di prendere decisioni, ti permette di concentrarti per lunghi periodi di tempo, memorizzare più facilmente e adattarti rapidamente ai cambiamenti mentre fai un’attività. Questo è quello che voglio per i miei figli.

Negli anni in cui ho insegnato inglese ai bambini spagnoli, sono stata testimone della magia più e più volte: succede così, un giorno iniziano semplicemente a parlare inglese. E nonostante questo, non posso fare a meno di avere dei dubbi quando si tratta dei miei figli. Alex parla troppo poco finlandese? Saranno in grado di comunicare con i loro nonni italiani prima o poi? Sono troppo poco esposti all’inglese? Come posso introdurre più spagnolo? Potremmo imparare insieme anche il francese?

Mi pongo domande di questo tipo di continuo, motivo per cui capisco perfettamente le preoccupazioni dei genitori. Quindi oggi voglio condividere con te un aneddoto divertente che sono sicura ti regalerà un sorriso (e magari anche un po’ di rassicurazione).

Nel novembre 2017 Oliver aveva 2,5 anni ed Emily quasi uno. Fino ad allora, parlavo solo italiano con loro, Alex solo finlandese, e anche se io e Alex parlavamo inglese tra di noi, quando ci rivolgevamo ai bambini passavamo alle nostre lingue native. Questo metodo è chiamato OPOL (One Person One Language) e per me è il metodo più efficace — come saprai se hai letto il mio articolo sull’importanza dei primi tre anni).

Ad un certo punto, però, ho iniziato a preoccuparmi che Oliver non fosse abbastanza esposto all’inglese (ho una vera ossessione per l’inglese!): diceva molte parole in tutte le lingue, ma preferiva l’italiano, il finlandese e persino lo spagnolo (dalla sua insegnante preferita all’asilo).

Così ho preso una decisione: quando siamo tutti insieme in famiglia, parliamo inglese. Ho anche chiesto alle insegnanti a scuola di lavorare di più in inglese con lui, e quando siamo andati in vacanza in Svezia il Natale passato abbiamo parlato prevalentemente inglese. Credo fermamente nei compromessi e penso che ogni famiglia debba trovare il proprio modo di essere multilingue.

In meno di un mese è successo qualcosa di inaspettato: Oliver ha iniziato a parlare esclusivamente inglese. Capisce tutto ciò che diciamo in italiano e finlandese, ma risponde SEMPRE in inglese. Questo è una nostra tipica conversazione (ogni giorno ;-):

“Mami, can I take some fruit?”“Vuoi prendere della frutta?”“Yes, mami, I want some fruit”“Perché vuoi prendere della frutta?”“Because I want to”“OK, puoi prendere la frutta che vuoi. Ne porti un po’ anche a me?”“Ok, mami. I’ll take one for you too”

Questo è una conversazione semplice, ma a volte mi stupisco della complessità delle frasi che dice e del vocabolario che usa. E indovina un po’? Ora mi preoccupo per l’italiano! 😬 E quindi faccio uno sforzo in più per la mia lingua: gli leggo libri illustrati in italiano, cerco occasioni di conversazione con italiani e spesso ripeto le sue domande e frasi (come nell’esempio sopra), che è un modo semplice per stimolare l’apprendimento attivo e coinvolgere il cervello nella comprensione dell’altra lingua, in modo che (prima o poi) inizi ad usarla per comunicare.

Ma la verità è che non ho bisogno di preoccuparmi. Perché se questa esperienza mi ha insegnato (o confermato) qualcosa, è questo: se noi genitori facciamo uno sforzo cosciente per esporre i nostri figli attivamente e con costanza a una lingua (specialmente tra 0 e 3 anni), non impareranno solo un’altra lingua, guadagneranno una nuova lingua madre. E così facendo, daremo loro il super potere del multilinguismo (se ti interessa il tema, ti lascio qui una infografia che ho preparato per il congresso).

Dopotutto, i bambini sono davvero dei geni nell’apprendimento delle lingue, quindi dobbiamo solo strofinare la lampada e lasciare che il loro cervello faccia la sua magia.

Ti ritrovi in questa storia? Quante lingue parli a casa? Qual è la tua esperienza con il multilinguismo?

Ti invito anche ad ascoltare l'episodio 18 del mio podcast che tratta proprio di multilinguismo.

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