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Rispetta i tuoi limiti naturali (anche nell'allattamento)

Ovvero quando sei quasi pronta per smettere di allattare

Carlotta Cerri
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Emily è attualmente ossessionata da Titty, che non è la sua bambola preferita o una copertina di linus. È la mia tetta (o meglio, entrambe). La chiama “mi titty” e quando cerco di farle capire che titty è mia perché è attaccata al mio corpo (e che lei ha la sua titty personale, tra l’altro), la tocca e dice fermamente e con la semplicità di chi ha capito tutto nella vita: “No. Mi titty”.

Non solo. Negli ultimi due mesi, giusto in tempo per iniziare l’asilo nido—i bambini hanno sempre i migliori tempismi—abbiamo raggiunto il livello successivo di ossessione: vorrebbe stare attaccata 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e quando dico NO si getta a terra in vero stile vedova siciliana e piange scalciando i piedi.

So che questo è un momento e un legame unico che scomparirà per sempre una volta che decideremo di smettere. So che tra dieci anni (o molto meno) riguarderò l'oggi e darò qualsiasi cosa per avere un giorno in più con i miei figli piccoli — e mi commuovo al pensiero perché so che quel giorno arriverà prima di quanto pensi.

MA.

Una madre conosce i suoi limiti naturali

Ho sempre detto che mi piacerebbe lasciare che Emily decida quando interrompere l’allattamento (e preferibilmente non prima dei due anni), ma so anche che una madre sa quando sta raggiungendo i suoi limiti naturali: nell’allattamento, penso che sia sempre una buona idea ascoltare il tuo corpo e, anche se non è esattamente ciò che è meglio per tuo figlio, rispettare i tuoi limiti naturali.

Per quanto mi riguarda, penso di stare sorpassando i miei.

Ho allattato i miei figli senza sosta per tre anni e 7 mesi. Ho allattato Oliver per tutta la gravidanza di Emily e li ho allattati entrambi per mesi dopo la nascita di Emily.

Con Oliver, lo svezzamento è stato facile. Un giorno, quando gli offrii la tetta, guardò la piccola Emily addormentata su di me, gentilmente le spinse la testa con la mano verso il mio seno e mi fece capire che ora era per Emily. Ne parlammo e decidemmo di smettere. Qualche giorno dopo me la chiese di nuovo, ma gli spiegai che avevamo deciso che era per Emily: versò qualche lacrima, ma poi l’accettò alla leggera.

Oliver è sempre stato così: finora, quando si è trattato di passi importanti come dormire tutta la notte, togliere il pannolino e smettere di allattare, ha avuto un tempismo sorprendentemente perfetto e, quando in dubbio, di solito ha accettato la nostra guida (forse perché coerente e costante).

Emily è molto diversa. È una bambina che sa ciò che vuole e molto determinata e di solito o si fa a modo suo o non si fa. Inoltre, lei non “dovrà” rinunciare al seno per un altro bambino (a meno che non ne prenda uno in prestito? Qualche volontario lì fuori? ;-) e finché titty sarà sempre a sua disposizione, farà fatica a capire che non le appartiene.

Quindi una cosa mi è molto chiara ora: se voglio (come voglio) continuare ad allattare, ma ridurlo lentamente e smettere in maniera rispettosa per entrambe, l’allattamento dovrà iniziare ad avvenire rispettando le mie condizioni.

Ho un piano!

In teoria, so cosa devo fare. Ma so anche che la pratica potrebbe essere molto diversa dalla teoria, e ciò che funziona per me non necessariamente funzionerà per te. Ma ecco il mio piano (mia sorella riderà, perché ho un piano per tutto ;-)

Smettere di allattare di notte

Credo che il primo passo sia fatto. Ho smesso di allattarla di notte (che ha coinciso anche con un piccolo, minuscolo, miglioramento del sonno).

Ho “semplicemente” (ah, memoria dimentichina, meno male che ci sei tu!) sostituito titty con acqua. Ci sono stati un po’ di pianti e lamentele, ma ora Emily sa che di notte non c’è titty fino alle 6-7 del mattino.

Detto questo, si addormenta ancora al seno quando sono a casa, cosa che non sembra influenzare negativamente la nostra politica “no titty di notte”.

Impostare una routine quotidiana di allattamento

Il mio prossimo passo sarà quello di impostare una routine quotidiana. Mi piacerebbe darci un limite di due-tre volte al giorno e decidere quando allattare (per esempio, al mattino, a metà pomeriggio e per andare a letto). E quando lei lo chiede al di fuori di questi orari, cercherò di distrarla con cibo, giochi o libri. Sarò rigida, ma flessibile — che cosa significa non lo so davvero, ma trovo che riassuma perfettamente la genitorialità.

Ridurre gradualmente e rispettosamente

Una volta impostata la routine, cercherò di ridurla nel modo più rispettoso possibile. Per esempio, se mi accorgo che a metà pomeriggio riesco “facilmente” a distrarla senza che si rotoli sul pavimento piangendo, cercherò di estendere fino a sera, magari anticipando leggermente la cena (visto che spesso la fame è l’elemento scatenante). Poco alla volta. A passo di tartarughina.

Le mie aspettative

Da lì in poi, sarà facilissimo :-D: al mattino sarà all’asilo (🤞🏻), al pomeriggio saremo impegnati e poco a poco madre e figlia lavoreranno insieme per fare la magia della maternità rispettosa ed Emily si svezzerà naturalmente, felicemente e con i suoi tempi. Tutti vincono.

Quello che più probabilmente succederà (scherzo a metà ;-)

Dovrò mettermi cerotti/peperoncino/limone sui capezzoli per convincerla che titty ormai non è più buona, quindi interromperemo bruscamente l’allattamento e sarà per lei un trauma che in qualche modo la segnerà per tutto il resto della sua vita adulta. Scherzo, eh! Se riusciremo a ridurre gradualmente, sarà già un buon punto di inizio.

E poi prenderemo un giorno alla volta. In fondo, questa è la genitorialità riassunta in poche parole, no?

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