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Come diventare genitori migliori secondo la filosofia Montessori 

Carlotta Cerri
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Oliver sta attraversando una fase difficile: piange pareccchio quando siamo a casa. Non ho ancora capito se è per mancanza di stimoli, malessere generale causato dai dentini che escono, noia per essere sempre con mamma, una combinazione di tutte queste cose, o se si tratta, appunto, solo di una fase (che è molto probabile!).

Il problema è che quando piange per nessuna ragione apparente mi dà sui nervi e, fin dall’inizio, questa è l’unica cosa che riesce a mandarmi completamente fuori di testa. Non sto parlando di piccole lamentele, ma di pianti a squarciagola. Mi fa ribollire il sangue nelle vene (chissà in che trauma irrisolto si traduce).

Il corso Montessori più recente che ho fatto riguardava la trasformazione dell’adulto, che è assolutamente necessaria in un ambiente Montessori — o in qualsiasi ambiente in cui si abbia a che fare con i bambini. Maria Montessori scrisse ne Il Segreto dell'Infanzia:

L’adulto fa parte dell’ambiente del bambino; l’adulto deve regolare se stesso per i bisogni del bambino, se non è quello di essere un ostacolo per lui e se lui non è quello di sostituirsi per il bambino nelle attività essenziali per la crescita e lo sviluppo.

Alla fine del corso tutti abbiamo dovuto scegliere un aspetto di noi stessi che vogliamo migliorare e su cui iniziare a lavorare: io ho scelto la pazienza e il controllo cosciente della rabbia e devo ammettere che finora è stato molto difficile, probabilmente la sfida più difficile di questo percorso nell'educazione a lungo termine.

Quindi oggi voglio proporti la stessa sfida: iniziare la tua personale trasformazione, iniziare a lavorare su qualcosa su cui fai fatica per diventare genitori migliori per i tuoi figli e individui migliori per te stesso/a. Prima di scegliere la tua sfida, però, ti spiego rapidamente in che cosa consiste la trasformazione dell’adulto in Montessori e ti racconto un mio aneddoto divertente (a posteriori).

Se vuoi approfondire, ti invito a dare un’occhiata al mio corso online per genitori Educare a lungo termine, il corso che avrei voluto trovare io all’inizio del mio viaggio nella maternità.


La trasformazione dell'adulto

Secondo la filosofia Montessori ci sono quattro aspetti della trasformazione a cui è necessario sottoporsi per diventare una guida Montessori (“guide”, così si chiamano le insegnanti in una scuola Montessori):

  • Spirituale ed emotiva (che significa cambiare il vostro atteggiamento verso il bambino e la vita in generale)
  • Fisica (che prevede non solo raggiungere uno stile di vita sano,  ma anche fare attenzione al nostro tono di voce ed evitare vestirsi in modo stravagante)
  • Intellettuale (comprensione dello sviluppo del bambino, che è un processo d'apprendimento continuo)
  • Tecnica (saper utilizzare i materiali e sapere quando intervenire e quando no).

Per un genitore come me e te, però, credo che l’aspetto più importante, quello che modellerà il rapporto con i nostri figli, è il primo, quello emotivo. Iniziare una trasformazione emotiva significa, tra le altre cose:

  • Imparare a prendersi cura di noi stessi per primi: tutto quello che segue non può esistere senza questo primo apprendimento.
  • Imparare ad avere fiducia nei nostri bambini  e sempre dare loro il beneficio del dubbio: Maria Montessori diceva che non esistono bambini cattivi e io sono d'accordo; un bambino che si comporta male ha trovato un ostacolo sul suo percorso di sviluppo; un bambino che ci fa fare fatica sta facendo più fatica di noi.
  • Imparare a essere paziente, accettare il ritmo del bambino ed essere comprensivi quando il loro comportamento non soddisfa le nostre aspettative.
  • Imparare a calibrare le aspettative, perché spesso la frustrazione di noi genitori nasce da aspettiate sbagliate verso i nostri figli.
  • Imparare ad costanza, coerenza e perseveranza nel nostro metodo educativo, anche quando le cose non vanno come vogliamo. Educhiamo a lungo termine, i frutti non li vediamo oggi.
  • Imparare ad essere umili, chiedere scusa e ammettere i nostri errori.
  • Imparare a gestire la nostra rabbia personale, per poter aiutare i nostri bambini a riconoscerla e gestire la loro.
  • Imparare ad essere ascoltatori attivi, che è il primo passo per far sentire apprezzato chiunque.

Ora, prima di accettare la sfida, voglio che tu sappia che sarà dura e che fallirai più e più volte. È importante accettare che questa è una trasformazione lenta, di anni, in modo da non essere troppo severi con noi stessi, ammettere quando si fallisce e cercare di migliorare la prossima volta. Per questo, ti racconto uno dei miei recenti fallimenti.

Ieri ho portato Oliver al parco giochi. Come ogni giorno, si è addormentato in macchina al ritorno, che significa che posso poi metterlo a dormire una volta arrivati a casa e avere una o due ore libere per mangiare qualcosa, scrivere o rilassarmi. È il mio tempo.

Quando siamo arrivati a casa, ho lasciato la porta aperta e sono andato dritta in camera sua, ma non appena l’ho messo giù, tutte (tutte!) le porte di casa hanno sbattuto per il vento. Non si è svegliato. Ma poi Colbie ha iniziato ad abbaiare perché è rimasta chiusa in una delle stanze. Oliver ha aperto gli occhi, mi sono frustratamente precipitata a zittire Colbie, sono tornata da Oliver e ho provato a riaddormentarlo. Contro ogni prognostico, ha funzionato.

Ma poi la porta che avevo lasciato aperta ha sbattuto di nuovo. Oliver ha alzato la testa, occhi spalancati, ma per una sorta di miracolo ha appoggiato di nuovo la testa e sembrava riaddormentarsi. È a questo punto che il vicino di casa ha suonato il campanello per farmi sapere che la porta era aperta (ma va!?)! Sono freneticamente e furiosamente corsa alla porta, l’ho congedato non educatamente come avrei potuto, ho chiuso la porta e sono tornata da Oliver. Ma questa volta era troppo tardi, lui era sveglio e il mio tempo libero era svanito.

Ho ossessivamente cercato di rimetterlo a dormire per circa 20 minuti (riuscivo a guardarmi da fuori e sapevo di sembrare pazza, ma non riuscivo a controllare la mia rabbia), ma lui mi guardava con occhi sbarrati mentre la mia frustrazione cresceva sempre più. Ero arrabbiata, avevo davvero bisogno del mio tempo. Ho cercato di calmarmi, l’ho portato in cucina e messo sulla sua torre di apprendimento, ma quando ho visto che non c’era niente da mangiare (a quel punto stavo morendo di fame!) ho iniziato a singhiozzare — un cocktail di frustrazione, rabbia e delusione.

Sono giustamente emotiva ultimamente — un mix di ormoni della gravidanza, mancanza di sonno di qualità e difficoltà ad adattarmi alla nostra nuova realtà — ma non dovrei permettermi di arrivare a questo stato d’animo, perché non è buono per nessuna delle parti coinvolte (soprattutto me stessa) e non migliora nessuna situazione. Il modo di non arrivarci? Prendermi più cura di me: perché avevo così bisogno del mio tempo? Perché non ne ho abbastanza. Devo iniziare da lì.

Quindi questo è quello a cui sto lavorando io. La pazienza e la gestione della rabbia e, a monte, esigere e prendermi più spazio per me.

Ora, qual è la tua sfida? Cosa vuoi migliorare del tuo essere genitore?

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