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Mi manca il mio bimbo! (Passare da uno a due figli)

Carlotta Cerri
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Emily è nata un mese fa, ma io ho scritto questo cinque giorni dopo la sua nascita. Ieri l’ho riletto e ho deciso di condividerlo perché tra tutte le emozioni che mi aspettavo di provare, non pensavo che questa sarebbe stata la più intensa! Chissà se è qualcosa che provano tutte le mamme quando arriva un secondo o un terzo figlio…

Sono curiosa, qual è stata la tua esperienza del passare da uno a due figli? Cosa ti è sembrato difficile e cosa facile?


Oggi Oliver si è svegliato mentre Emily stava ancora dormendo. Sono corsa nella sua camera prima ancora che potesse alzarsi dal letto, l’ho preso in braccio e l’ho portato in salotto. Mi ha messo le braccia intorno al collo e la testa sulla spalla.

Ci siamo mancati da quando è arrivata Emily.

Mi sono seduta sul divano, si è seduto in braccio a me, l’ho abbracciato, si è guardato intorno—come per capire dove fosse Elli (come la chiama lui). Mi ha messo la mano nello scollo della maglia (da quando ha smesso di allattare gli piace tenere la mano sul mio seno, lo rilassa) ed è rimasto lì seduto a prendersi tutti tutti i miei baci e le mie coccole. E così, si è addormentato. Siamo stati lì insieme per almeno un’ora, il braccio mi faceva male, avevo un disperato bisogno di fare pipì, eravamo entrambi sudati, ma non mi sarei mossa per nulla al mondo.

Mi era mancato il mio bimbo. Tantissimo.

Se mi chiedi qual è stata la parte più difficile del diventare mamma per la seconda volta, ti rispondo senza dubbio alcuno: non essere in grado di passare tempo di qualità con Oliver. Siamo stati insieme, solo noi due, ogni giorno per 21 mesi e 16 giorni. Qualunque cosa facessi, la facevo con lui. Dovunque andassi, ci andavo con lui.

Da quando Emily è arrivata cinque giorni fa—e io sono diventata nuovamente una tetta gigante dispensatrice di latte 26 ore al giorno—non ho potuto giocare molto con Oliver, sedermi con lui a leggere un libro, stare insieme solo noi due.

Questa è stata la mia vera e propria montagna russa emotiva degli ultimi cinque giorni, del passare da uno a due figli. Amo la sorprendente ed incredibilmente esclusiva connessione che ho il privilegio di creare con Emily, ma mi piange un po’ il cuore ogni volta che guardo Oliver giocare felicemente con papà, zia o nonna mentre io allatto Emily sul divano, quando mi racconta di quanto si sia divertito al centro commerciale con papà mentre io sono rimasta a casa con Emily, quando la nonna lo porta a fare una delle mie amate passeggiate, quando vedo il suo entusiasmo dopo aver costruito con zia Cri la torre di Lego più alta di sempre.

Così oggi, invece di lasciare che giocasse con papà e dedicarmi finalmente un po’ di tempo mentre Emily dormiva, l’ho stretto forte e l’ho tenuto con me. Gli ho accarezzato i capelli, baciato la fronte un milione di volte, ho sentito il suo respiro sul collo, l’ho guardato dormire. Per la prima volta in questi cinque giorni di travolgenti emozioni, mi sono sentita di nuovo intera.

Come tutto ciò che è essere genitori, impariamo strada facendo. Oggi ho imparato che ho bisogno di Oliver tanto quanto lui ha bisogno di me. D’ora in avanti, ogni volta che si presenti l’occasione, starò con lui, lo metterò a dormire, gli leggerò un libro, giocherò con lui, faremo le torri di Lego da guinness dei primati, andremo a fare una passeggiata e raccoglieremo pietre e foglie, andremo a prenderci una spremuta e un croissant (il suo preferito!) e passeremo tempo di qualità insieme.

Perché questi cinque giorni mi hanno ricordato quanto sia importante (e bello) ritagliarsi del tempo a quattr’occhi con le persone che amiamo.

PS. Oggi ho ripensato a questa bella poesia.

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