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Perché continuiamo a chiedere «Di che colore è?» per testare i bambini?

Carlotta Cerri
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Questo è un post scritto da una delle mie mentori del mondo montessori, Simone Davies. L’ho voluto tradurre perché l’ho trovato interessante e credo che tutti i genitori facciano ciò che Simone descrive. Insomma, cibo per la mente. Puoi leggere l’articolo in lingua originale qui.


Oggi mi sono chiesta, perché testiamo nostro figlio? Continuiamo a fare domande come “Di che colore è questo?”. L’ho fatto anch’io. Prima di avvicinarmi all’approccio Montessori, stavo inconsapevolmente e costantemente testando mio figlio.

“Puoi far vedere alla nonna come sai battere le manine?”

“Che verso fa la mucca?”

“Che cos’è questo? E questo? E questo?”

Non so nemmeno perché gli stavo chiedendo queste cose. Spesso gli chiedevo di mostrare qualche nuova abilità o trucco a richiesta, forse per sentirmi un buon genitore perché mio figlio aveva imparato qualcosa di nuovo. Per vantarmene, forse.

E spesso la risposta era… nulla. Non faceva né diceva niente. Immagino che mi stesse dicendo, “Non mi esibisco a richiesta. Batterò le manine, saluterò e farò “muu” quando ne avrò voglia.”

Ora capisco che questo tipo di domande sono una sorta di test per i nostri figli. E generalmente c’è solo una risposta corretta.

Quindi, se la risposta che danno è sbagliata, non ci rimane altra scelta che dire “Nooo, quel fiore è giallo, non blu”. (Suono tipico di un programma a premi: ua ua uaaaa)

Non esattamente l’ideale per costruire la fiducia di mio figlio.

Poi ho imparato che le guide Montessori non amano i test. Usano l’osservazione per vedere a che punto è un bambino, cosa sta praticando e cos’ha imparato.

Ed è curioso notare che la loro osservazione va ben oltre quello che un bambino sa (il suo sviluppo cognitivo), si tratta anche del suo sviluppo sociale, emotivo e molto di più.

Pertanto, lo scopo dei test per vedere ciò che sa un bambino — l’uso tradizionale dei test — diventa obsoleto.

Quindi quando usiamo un test?

Le guide Montessori generalmente non usano test con bambini sotto i 3 anni. Aspettano fino a quando il bimbo non sarà nella fase cosciente dell’apprendimento, intorno ai 3 anni, e quando saranno molto emozionati per aver imparato qualcosa e all’idea di farcelo vedere.

Per esempio, osservo che sono occupati con il colore blu e stanno nominando correttamente tutto ciò che è blu intorno a loro, quindi potrei prendere una maglietta blu e chiedere di che colore è, a cui saranno felici di gridare “BLU”.

I test sono utili se conosci tutte le risposte perché ti fa sentire bene con te stesso (proprio come l’esempio del bambino di 3 anni che è felice di gridare “blu”). Oppure se li si usa per vedere ciò che non è stato insegnato o imparato bene, in modo da poterlo praticare ulteriormente fino a padroneggiarlo. Ma, purtroppo, raramente è così.

Cosa potremmo fare invece?

Invece di testare nostro figlio, ti consiglio di:

  • osservare (cioè, vedere a che punto è)
  • giocare (es. per mettere in pratica ciò che sta imparando)
  • insegnare (ad esempio, nominare noi stessi le razze di cani o alberi o fiori)

In Montessori, abbiamo una bella espressione: “Insegna insegnando, non correggendo”. Se commettono un errore, piuttosto che correggerli, fatti semplicemente una nota mentale (o scritta) e, in un secondo momento neutrale, trova un altro modo per mostrarglielo di nuovo.

Con questo non voglio farti sentire male. Né farti pensare che stai “rompendo” tuo figlio. Ma magari questo ti farà pensare a quanto spesso testi inconsapevolmente i tuoi figli. E potresti iniziare a chiederti perché lo fai e se è utile per tuo figlio.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi e se pensi che sia utile.

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